Una finestra nel muro di Mombello

Locandina spettacolo Una finestra nel muro di Mombello

“Una Finestra nel muro di Mombello. Una carezza alla follia”

Il complesso di villa Pusterla-Crivelli che, da fortificazione medioevale, si trasformò, presumibilmente a partire dal XIV secolo, in residenza nobiliare dei rappresentanti delle famiglia Arconati e Crivelli, fu destinata ad accogliere tra le sue mura la corte di Napoleone nel 1797.

Nel 1863, dopo svariate vicissitudini, la villa con il suo complesso venne acquistata dal Comune di Milano e trasformata nell’ ex ospedale psichiatrico Giuseppe Antonini, meglio conosciuto come ex manicomio di Mombello.

Oggi Villa Pusterla-Arconati è la sede dell’istituto d’Istruzione “Luigi Castiglioni” di Limbiate.

Il manicomio di Mombello di Limbiate nel Novecento è stato l’ospedale psichiatrico più grande d’Italia e ha ospitato migliaia di uomini e donne qualunque, insieme a personaggi illustri, come l’artista Gino Sandri, Albino Mussolini, figlio illegittimo del Duce, Alda Merini.

Gino Sandri, pittore e straordinario disegnatore, internato forzatamente in manicomio, è oggi per noi il testimone e l’intermediario con le tante anime perse che hanno attraversato questi corridoi.

Sandri, che dell’arte ha fatto una forma di resistenza e via di fuga dal carcere psichiatrico, ha disegnato e raccontato le storie di diversi internati, ha ridato un nome, un’identità a uomini e donne che non erano nulla, se non numeri fastidiosi per una società che li aveva rinnegati e dimenticati.

Guardando i ritratti e sfogliando i diari di Gino Sandri, i ragazzi dell’Istituto Castiglioni hanno “incontrato” tante identità. Hanno selezionato profili e vissuti di uomini e donne, per presentarli con obiettività ai visitatori che, per un’ora, si affacceranno alla finestra aperta nel muro di Mombello per scoprire che i matti, chiusi tra gli stretti confini del manicomio, hanno raggiunto a volte le più alte vette di umanità. A quella umanità gli studenti hanno aggiunto la loro, mettendo molto di sé in una messa in scena che li ha profondamente toccati.

La ricerca attenta e approfondita dei documenti della professoressa Emilia Bisi, la collaborazione preziosa della professoressa Daniela Pontiggia; il contributo artistico video di Gabriele Campana; le testimonianze di chi ha lavorato nell’istituto psichiatrico (Augusta Buratto e Roberto Guffanti); le immagini di Mombello colte attraverso l’occhio sensibile di Cristina Paola Colombo; l’impegno personale dei giovani attori accompagnano lo spettatore verso un accenno di anima, una carezza alla follia.

I disegni somatici realizzati nell’istituto di Mombello, e gli scritti, facenti parte dell’Archivio del pittore Gino Sandri, sono stati dichiarati “di interesse storico particolarmente importante” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Soprintendenza Archivistica per la Lombardia.